Schema IJDRR IntervistaIl diagramma sintetizza il ciclo integrato di governance del rischio tsunami. Mostra l'articolazione che caratterizza i rischi complessi e sistemici, che presentano processi non lineari rappresentabili sinteticamente in schematizzazioni ad elementi circolari. 

Irina e Fatemeh sono tra le prime autrici della recente pubblicazione che prende forma dal team di ricerca del progetto AGITHAR (Accelerating Global science In Tsunami HAzard and Risk analisys) con il più ampio contributo di COST Action (European Cooperation in Science and Technology) dal titolo "Tsunami Risk Communication and management: contemporary gaps and challenges". Un articolo scientifico che, attraverso una revisione approfondita delle lezioni apprese dagli tsunami del passato, identifica le molteplici sfide che sussistono nel campo degli tsunami e le lacune nella comunicazione del rischio. L'articolo identifica l'analisi del rischio tsunami e gli studi probabilistici della pericolosità indotta da tsunami come potenziali strumenti attraverso cui comunicare meglio la scienza e pianificare misure di mitigazione del rischio più efficaci. Abbiamo intervistato le prime due autrici, che daranno voce al team di autori, di questo articolo. 

  1. Irina e Fatemeh, potete aiutarci a capire meglio, a partire dal titolo, qual è l'obiettivo dell'articolo?

Certamente! Il paper ha riunito un numero sostanzioso di scienziati provenienti da diversi ambiti e discipline per affrontare una domanda impegnativa:
quanto abbiamo appreso e concretamente applicato, dal punto di vista della comunicazione e della gestione del rischio tsunami, dai recenti eventi accaduti in tutto il mondo?
Di solito questa domanda è posta dai professionisti, dalla società, dai governi ma anche dalle comunità a rischio tsunami. Tuttavia è un quesito a base scientifica. Gli scienziati sono infatti chiamati a comprendere in modo specifico e approfondito quelle che sono le pratiche di comunicazione e gestione dei rischi, oggi, e da cosa esse dipendano. Gli tsunami rappresentano, in questa dimensione, un evento sui generis che rende lo studio particolarmente interessante. Alto grado d’incertezza, grande rilevanza della componente sociale che potrebbe essere colpita da un evento di tsunami e, di conseguenza, effetti potenzialmente devastanti. La percezione del rischio è spesso guidata e condizionata da eventi di tsunami di grandi dimensioni e rari. Tuttavia, anche tsunami di piccole dimensioni possono causare danni e vittime. La frequenza di eventi di dimensioni minori è molto più elevata.

Con questo articolo cerchiamo di semplificare la comunicazione associata agli tsunami che, annessa al complesso sistema sociale, rende gli effetti causati dagli tsunami difficili da mitigare. Quindi, affrontiamo le suddette questioni associate alla domanda di partenza. Le risposte contenute nelle conclusioni, data la complessità del caso, sono il risultato di una minuziosa analisi della letteratura preesistente e di molte riunioni e confronti con il team di scrittura.

L’articolo, oltre a concentrarsi su lacune e sfide nella gestione e comunicazione del rischio tsunami, fornisce anche esempi di buone pratiche e suggerimenti per i miglioramenti. Speriamo davvero che il documento possa raggiungere molti lettori in tutto il mondo e accendere discussioni utili a migliorare le strategie gestionali e comunicative.

  1. Questo studio si basa sull'interazione tra scienze "dure" (numeriche, quantitative e valutative) e scienze "morbide" (scienze sociali, sociologia, comunicazione e diritto). Possiamo definirla un'esperienza multidisciplinare di successo? 

Siamo convinte che tutti gli autori abbiano apprezzato molto le interazioni indotte dal processo di scrittura multidisciplinare. La stesura di questo articolo è durata più di un anno per oltre 30 riunioni produttive (tenute durante la pandemia di Covid-19). La natura inter- e transdisciplinare, non ha reso semplice questo lavoro. Per esempio, le prime bozze dell’articolo non ci vedevano pienamente d’accordo e, la mancanza di convincimento, ci ha indotto a ripensare più volte il processo di scrittura. Non ci siamo arresi e abbiamo deciso di continuare a lavorare per migliorare la stesura. Questo ci ha dato più opportunità di imparare gli uni dagli altri attraverso le differenti discipline. Dialogo, pazienza, ascolto, compromesso e consenso ci hanno permesso di apprendere sia dal punto di vista conoscitivo personale che dal punto di vista emotivo di team-work. Al termine del processo di scrittura, ci siamo sentiti diversi, soddisfatti sì, ma anche maggiormente consapevoli dei vari aspetti che compongono il rischio tsunami.  

La scienza degli tsunami è transdisciplinare e non può essere confinata in una singola disciplina né essere di pertinenza della sola "scienza dura". 

Riconosciamo che la maggior parte degli scienziati coinvolti nel processo di scrittura, hanno studiato gli tsunami partendo e basandosi su un punto di vista. Dalla sua genesi, a come si propaga, e come si misurano le forze, si potrebbe sviluppare una comprensione su come calcolare le probabilità che si verifichino. Altri scienziati hanno invece approfondito gli aspetti sociali e comunicativi degli tsunami. Altri ancora hanno colto i mutamenti sociali causati dagli tsunami prendendo come esempio società che adottano comportamenti di autodifesa che derivano dagli tsunami del passato. E’ naturale che le diverse dimensioni conoscitive, approcci e conoscenze pregresse, accendessero dibattiti talvolta complessi. Talvolta non abbiamo raggiunto un accordo assoluto. Ciononostante, questi dibattiti sono stati estremamente preziosi per mettere insieme una comprensione più completa della scienza degli tsunami.  In effetti, abbiamo tutti imparato molto collaborando e poter sperimentare l'intero processo nel difficile periodo della pandemia di Covid-19 è così gratificante.

  1. Molti autori hanno contribuito all'articolo, da dove viene questa idea? 

Quasi tutti gli autori fanno parte della comunità AGITHAR. Abbiamo partecipato a diversi incontri, tra cui il kick-off meeting tenutosi a Malta il 7-9 ottobre 2019 e anche l'ultimo incontro fisico prima del breakout pandemico del 14-16 gennaio 2020, a Roma. La comunicazione del rischio era tra gli argomenti discussi in questi due incontri. La riunione di Roma, in cui siamo stati ospiti della Società Geografica Italiana e dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha creato molto consenso e affiatamento nel gruppo. D’accordo inoltre per sviluppare un rapporto scientifico sulla comunicazione e la gestione del rischio tsunami, che avrebbe fatto parte del Capitolo 4 dei deliverable di AGITHAR. In seguito, abbiamo deciso di rimodellare e sottoporre il documento a una rivista ad alto impatto, sottoposta a peer-review, per consentire un più ampio accesso al documento. In corso d’opera, ci siamo convinti a riunire e unificare la comunicazione del rischio tsunami e la gestione del rischio come parte di un processo integrato di governance del rischio. L'idea di un processo integrato di governance del rischio non è nuova di per sé ed è stata sostenuta da figure di spicco nel campo. Tuttavia, ci sono voluti molti sforzi per riunire le due sfere della comunicazione e della gestione del rischio tsunami in modo concreto ed empiricamente strutturato. 

  1. C'è un diagramma - nell'introduzione - che descrive il processo di gestione del rischio per gli tsunami e si concentra su due aspetti chiave: la comunicazione e la percezione del rischio. I due aspetti vengono ponderati correttamente? Cosa emerge da questo studio?

Questa è una domanda particolarmente importante ed è anche centrale nel processo di scrittura. Uno dei concetti principali che l'articolo enfatizza (come hai detto, anche visivamente) è la relazione bidirezionale tra la comunicazione del rischio e la percezione del rischio - come due processi dinamici che si influenzano e modellano a vicenda e reciprocamente.

Il gruppo di scienze sociali all'interno del team degli autori ha voluto affrontare una riflessione critica sulla comunicazione del rischio, non solo come uno strumento prescrittivo ma come un processo centrale e cruciale all'interno della governance del rischio. Nell’articolo infatti, è dato molto rilievo alla comunicazione del rischio poiché, comunicare aspetti scientifici legati alla probabilità e all’incertezza implica responsabilità e metodo. E’ stato svolto un lavoro accurato di connessione tra gli aspetti di comunicazione e ciclo di gestione del rischio in cui la percezione sociale del rischio stesso non sembrava, inizialmente, facilmente calzare con il ciclo di valutazione e gestione del rischio. Gli studi effettuati per la stesura dell’articolo sostengono che ogni aspetto è interconnesso all’altro. Un punto di interconnessione fondamentale data la complessità che caratterizza gli eventi di tsunami in continua crescita se correlata all’aumento dell’urbanizzazione, digitalizzazione e ai rapidi cambiamenti sociali. Le relazioni tra la comprensione dei rischi e la gestione dei rischi sono fortemente e attivamente influenzate dalla comunicazione e dalla percezione del rischio. Queste relazioni non sono lineari, ma piuttosto complesse e interrelate. Argomentando in tal modo, siamo abbastanza convinti di aver affrontato la comunicazione e la percezione del rischio con il giusto peso.

  1. Un detto recita: "la storia insegna". Le nostre attuali conoscenze sugli tsunami si basano su eventi accaduti nel passato (più o meno recente). Lo stesso vale per i diversi contesti culturali e territoriali? O emergono delle differenze tra di essi?

Una bella domanda! Per rispondere, dobbiamo considerare diversi fattori. Sicuramente la pericolosità dell'area di riferimento, la frequenza di accadimento degli eventi e come la comunità locale ha risposto agli eventi avvenuti nel passato. Questi fattori determinano la resilienza di una comunità agli tsunami e garantiscono più o meno la preparazione all'emergenza. Ci sono culture che, data la pericolosità del territorio e la frequenza degli tsunami, hanno appreso e assimilato nei loro costumi alcuni aspetti di auto-protezione. La cultura Simeulue, per esempio, come accaduto nello tsunami del 2004 nell'Oceano Indiano, è riuscita a ridurre autonomamente il numero di potenziali vittime che lo tsunami avrebbe causato, attraverso canti popolari legati ad azioni. Queste comunità hanno integrato, nelle loro culture locali, meccanismi di autodifesa che li rendono in grado di capire i precursori degli tsunami e di lanciare avvertimenti attraverso il passaparola. In contesti come l'area NEAM, la bassa frequenza degli tsunami ha lasciato meno tracce nella memoria delle comunità locali. Questo rende la popolazione più vulnerabile anche se il contesto di riferimento è tecnologicamente più avanzato.

Purtroppo, la bassa frequenza con cui gli eventi naturali si ripetono nel tempo è spesso direttamente correlabile ad una bassa attenzione rivolta al pericolo che questi eventi possono costituire. Gli tsunami sono un esempio lampante di ciò.  

  1. In sintesi, quali sono le maggiori sfide per migliorare le lacune emerse nel documento?

Tra gli aspetti maggiormente impegnativi, emersi nella stesura dell’articolo, vi sono le incertezze degli eventi in una società in continuo mutamento. Coraggio, tempo ed energia hanno caratterizzato l’iter di incontri e scrittura; per pensare e discutere su come gli approcci probabilistici possano affrontare efficacemente queste sfide, e cosa cambierebbe per la comunicazione e la gestione del rischio. Siamo in un momento in cui la comprensione e la corretta applicazione di PTHA/PTRA, hanno ancora dei limiti. Questo è in parte dovuto alla scarsa disponibilità di infrastrutture e risorse adatte. D'altra parte gli utenti, come le amministrazioni locali, spesso soffrono di inerzia nell’implementazione di pianificazioni per la gestione dei pericoli naturali che tengano in considerazione molteplici variabili così come suggerirebbe la PTRA. Al momento, l’applicazione degli approcci PTHA/PTRA sono maggiormente consigliate nei settori assicurativi. Siamo ottimisti nel pensare che nel futuro potrà esserci un cambiamento di rotta, spinto dai progressi tecnologici e dalla maggiore potenza di calcolo. Siamo convinti di proseguire per la via intrapresa e raggiungere i nostri obiettivi, puntando a incoraggiare lo sviluppo progressivo della comunicazione e della gestione del rischio includendo tutti i rami di ricerca pertinenti.