mare
logo wtad 2019 Il logo del World Tsunami Awareness Day del 2019 Puerto Savedra Chile 1960 Abitanti di Puerto Saveedra sulle colline all'arrivo dell'onda dello Tsunami provocato dal terremoto di Valdivia (Cile) di magnitudo 9.5, del 22 maggio 1960. Sullo sfondo, l'arrivo dell'onda in terraferma.Miyako JP flooded after the Valdivia earthquake  Miyako (Giappone) gli abitanti assistono dall'alto all'arrivo della seconda onda dello Tsunami provocato dal terremoto di Valdivia (Cile) del 22 maggio 1960. 141224190032 tsunami smong simeuleu 640x360 yokotakafuji

L'illustrazione di un opuscolo informativo sullo smong

tilly smith

Due immagini che ritraggono in che modo la conoscenza possa salvare vite umane.

Sebbene possano sembrare rari, gli tsunami sono tra le calamità naturali più devastanti, perché colpiscono aree costiere basse e densamente popolate, causando pesanti perdite umane ed economiche. Negli ultimi 100 anni, più di 260.000 persone sono decedute in 59 differenti tsunami. Con una media di 4.600 vittime per disastro, il bilancio ha superato quello di qualsiasi disastro naturale. Il Mar Mediterraneo, contrariamente a quanto si crede, non è immune a questo tipo di fenomeni, ed è stato calcolato che il 15-20% degli eventi documentati globalmente si è verificato proprio in questo bacino. A oggi, circa 130 milioni di persone vivono stabilmente lungo i 46.000 km di coste del Mediterraneo, cui si aggiungono 230 milioni di turisti che le visitano ogni anno. La continua crescita delle popolazioni costiere, insieme all’aumentata rilevanza delle attività turistiche e dell’economia marittima, rendono particolarmente importante migliorare le strategie per la riduzione del rischio tsunami.

Dopo il catastrofico tsunami di Sumatra del 2004, la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell'UNESCO (IOC-UNESCO) ha lavorato moltissimo per istituire, coordinare e migliorare i servizi di allertamento rapido per gli tsunami, sensibilizzando l’opinione pubblica mondiale sulle azioni, le politiche e le pratiche in grado di ridurre efficacemente l’esposizione al rischio di simili catastrofi.

La comunicazione, la comprensione, la preparazione e il coinvolgimento delle singole persone e delle comunità sono riconosciute e valorizzate come strumenti fondamentali per ridurre l’impatto degli tsunami sulla vita delle persone.

Nel dicembre 2015, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 5 novembre come Giornata mondiale della consapevolezza sugli tsunami (World Tsunami Awareness Day: WTAD), organizzata dall’United Nations Office for Disaster Risk Reduction (UNISDR) seguendo le indicazioni del protocollo di Sendai 2015-2030 per promuovere una cultura globale di sensibilizzazione al rischio tsunami: essere consapevoli del rischio significa avere degli strumenti in più per capire quando e come reagire, prendendo le decisioni giuste nei tempi più rapidi.

Lo tsunami è un evento complesso, che una volta generato può durare anche per molte ore prima che la situazione torni allo stato iniziale di calma. Bisogna infatti ricordare che le onde di tsunami trasportano una grande quantità di energia lungo tutta la colonna d’acqua, dal fondo del mare alla superficie. Questa grande massa d’acqua in movimento interagisce in modo molto diverso con il fondo marino e con le coste, rispetto alle onde prodotte dal vento o da altri fenomeni meteorologici.

La maggior parte dei cittadini che vivono delle zone costiere dei Paesi storicamente più esposti agli tsunami, come il Giappone, il Cile e l'Indonesia, sa che se sentono un forte terremoto devono subito cercare un riparo sicuro allontanandosi dal mare verso le zone più rilevate, come colline, rilievi oppure edifici alti in cemento armato. Questa consapevolezza deriva in parte dalla memoria storica di eventi precedenti, tramandata di generazione in generazione, e in parte dall’azione educativa delle Istituzioni, in particolare la scuola e le agenzie di protezione civile.

É molto importante sapere che lo tsunami è composto da una serie di onde e non sempre la prima ad arriva sulle coste è quella più grande e distruttiva. Durante il recente tsunami di Sulawesi del settembre 2018, in alcune zone colpite la prima onda ha avuto un impatto relativamente contenuto, ma le ondate successive, arrivate quasi immediatamente dopo, hanno causato enormi distruzioni e molte delle quasi duemila vittime. Purtroppo questo drammatico evento ha dimostrato che anche in alcune aree dell’Indonesia la consapevolezza non è abbastanza alta come in altre regioni.

Video impatto Tsunami Sulawesi 28 Settembre 2018

La prima "onda" può essere in realtà un ritiro del mare. Numerose fonti storiche documentano che in occasione del terremoto di Messina, in molte località della Sicilia prima dell’inondazione c’è stato un forte ritiro delle acque.

La stessa cosa è avvenuta in alcune aree durante lo tsunami del 26 dicembre 2004: ad esempio, sulle coste thailandesi, si è avuto un impressionante ritiro del mare che ha scoperto il fondale per molte centinaia di metri.

Molti turisti europei, che certamente non avevano mai sentito parlare di tsunami, erano in spiaggia e sono andati a raccogliere pesci e conchiglie, per poi essere inevitabilmente travolti dalla successiva onda.

Ci sono molte testimonianze fotografiche e video di questo evento a Phuket, Khao Lak, Kho Lanta https://www.14dd5266c70789bdc806364df4586335-gdprlock/watch?v=BAybjHCEvR0.

Conoscere gli tsunami è fondamentale per prendere velocemente le decisioni che possono salvare le vite. C’è un episodio molto importante a questo riguardo: durante lo tsunami del 2004 una bambina inglese di soli 9 anni, Tilly Smith, ha salvato la vita ad oltre 100 persone.

Poco tempo prima, a scuola, le avevano spiegato che uno tsunami può essere preceduto dal ritiro delle acque: lei ha dato l’allarme subito, consentendo alla gente di scappare e mettersi al sicuro andando più in alto possibile. Questo dimostra che poche semplici conoscenze possono fare davvero la differenza tra la vita e la morte.

É proprio per questo che dopo il 2004, soprattutto per iniziativa di organismi internazionali come la IOC / UNESCO, c’è stata un’intensa attività di ricerca e di pianificazione per migliorare le attività volte alla riduzione del rischio. Queste attività non hanno riguardato soltanto gli aspetti scientifici e tecnologici legati alla localizzazione dei terremoti in grado di generare tsunami e dell’allertamento rapido, ma anche verso un necessario aumento della consapevolezza.

Si sta lavorando moltissimo anche sui piani di evacuazione e sulle iniziative di comunicazione con i media e di formazione nelle scuole, a sottolineare l’importanza della prevenzione e le iniziative da organizzare in tempo di pace per aiutare le comunità a essere preparate, a capire e affrontare gli tsunami. Ad esempio, in diverse zone del mondo è in corso di attuazione l’iniziativa Tsunami Ready®, un programma suddiviso in tappe che serve a migliorare la capacità delle comunità di ridurre il rischio tsunami. Tsunami ready® si basa sulla realizzazione e diffusione di mappe di pericolosità e di evacuazione a livello locale, su programmi di formazione e sensibilizzazione destinati alle comunità e alle scuole, su esercitazioni annuali, sulla creazione di centri da attivare in caso d’emergenza e su strumenti per la disseminazione dell’allerta al pubblico.

Anche la memoria storica è importante: ci si difende in modo molto più efficace dagli eventi conosciuti e familiari che da quelli di cui non sappiamo nulla. Gli studi antropologici hanno dimostrato che le conoscenze sui rischi naturali tendono a essere incorporate in varie forme nelle culture delle popolazioni che si trovano a fronteggiarli. Nelle culture tradizionali queste conoscenze vengono trasmesse oralmente da una generazione all’altra, superando il problema dell’affievolirsi della memoria storica, tipico delle società moderne.

Uno dei casi più rilevanti è quello degli abitanti dell’isola Simeulue, collocata a 60 km dall’epicentro del terremoto responsabile dello tsunami di Sumatra del 2004. Lo tsunami è arrivato quindici minuti dopo la scossa, ma delle 78.000 persone che abitavano sull’isola sono morti solo in sette.

Tutti gli altri si sono salvati perché sin da piccoli avevano imparato la “canzone dello Smong” (tsunami o caos in lingua Devayan), un canto tradizionale composto dopo un catastrofico tsunami avvenuto nel 1907 e tramandato di generazione in generazione, che contiene alcune prescrizioni chiarissime su come interpretare e reagire a questi eventi.

If the strong earthquake
followed by the lowering of sea water
please find in hurry
a higher place
it is called “Smong”
a history of our ancestor

Se senti un forte terremoto

Seguito da un abbassamento del mare

Per favore cerca immediatamente

Un posto in alto

Si chiama “smong”

É la storia dei nostri antenati