Nella foto: turisti osservano l’arrivo della prima onda di tsunami a Phuket, Thailandia, il 26 dicembre 2004. In primo piano, gli effetti del ritiro iniziale delle acque.
Lo tsunami è una serie di onde causate dallo spostamento improvviso di grandi masse di roccia o sedimenti. Questo spostamento può essere causato da terremoti, frane sottomarine o eruzioni vulcaniche. Per quanto sia una possibilità piuttosto rara, persino l'impatto di un meteorite sulla superficie del mare può generare uno tsunami.
I terremoti rappresentano la causa più frequente degli tsunami (circa l'ottanta per cento del totale) e possono avere dimensioni ed effetti particolarmente catastrofici quando avvengono lungo una zona di subduzione, un’area in cui le placche tettoniche scorrono una sotto l'altra, con quella oceanica che sprofonda fino al mantello terrestre.
Oltre ai terremoti legati al fenomeno della subduzione, si devono aggiungere quelli causati da faglie crostali, caratterizzati dal fatto che i due blocchi di faglia si muovono uno rispetto all’altro in diversi modi. In base al tipo di movimento si distinguono le faglie normali, le faglie inverse e le faglie trascorrenti.
Quando l’energia liberata dai terremoti è sufficientemente grande (magnitudo superiore a 5.5) può esserci una deformazione del fondo marino, che si trasferirà all’intera colonna d’acqua sovrastante. Se lo spostamento dei blocchi di faglia ha una componente verticale, cioè uno dei due blocchi si alza o si abbassa rispetto all’altro (come avviene nelle faglie normali e inverse), anche la massa d’acqua sovrastante si solleverà da un lato della linea di rottura, abbassandosi dall’altro lato.
Il temporaneo abbassamento di uno dei blocchi di faglia può causare un’onda negativa, e nei pressi delle coste il mare può ritirarsi anche per centinaia di metri, prima dell’arrivo di una grande onda. Si tratta di un fenomeno tipico dei grandi tsunami, ed è stato osservato anche durante il grande tsunami di Sumatra del 2004.
Dopo l’innalzamento iniziale, la massa d’acqua si espande orizzontalmente a causa della forza di gravità, generando le onde di tsunami. Così come avviene quando si lancia un sasso in acqua, le onde continuano a propagarsi per un certo periodo di tempo. Gli tsunami possono durare anche per diverse ore, e la prima onda che arriva sulle coste non sempre è quella più grande e distruttiva.
Le onde di tsunami sono completamente differenti dalle onde generate dal vento o da perturbazioni metereologiche, perché il movimento del mare interessa l’intera colonna d’acqua, dal fondo fino alla superficie. L’energia cinetica trasportata da uno tsunami è, infatti, molto più grande delle onde provocate dal vento, che muovono soltanto l’acqua negli strati più superficiali. Per meglio comprendere la forza dell’onda di tsunami è utile chiarire che la corrente generata da uno tsunami, anche se con un’altezza di poche decine di centimetri, è in grado di far cadere un uomo adulto e di trascinarlo in mare, oppure di spostare una pesante automobile per decine di metri.
VIDEO TSUNAMI BODRUM/KOS 20.07.2017
Gli eventi avvenuti nel Mediterraneo negli ultimi vent’anni sono legati tutti a faglie crostali. Il terremoto di Boumerdes / Zemmouri (Algeria), di magnitudo 6.8 del 21 maggio 2003, che ha causato oltre 2000 morti, è stato generato da una faglia crostale inversa che ha innescato uno tsunami le cui onde si sono propagate in tutto il Mediterraneo occidentale, causando notevoli danni materiali nei porti delle isole Baleari, in Spagna. Più recentemente, il terremoto di Bodrum/Kos (al confine tra Turchia e Grecia), avvenuto il 20 luglio 2017 con magnitudo 6.6, è stato generato da una faglia crostale normale. Analogamente, anche quello di Messina del 1908 era stato generato da una faglia crostale (estensionale) posizionata nello Stretto omonimo.