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Beltrame

Il terremoto e lo tsunami di Messina in un'illustrazione dell'epoca

Mappa degli tsunami italiani meglio documentati a partire dal 79 d.C ad 2014. I simboli si riferiscono alla diversa causa di maremoto e sono proporzionali all’Intensità (da Maramai et al., 2014).

L’Italia, come noto, è un Paese in cui sono avvenuti numerosi terremoti ed eruzioni vulcaniche, molto ben documentati e noti al pubblico. Le fonti storiche testimoniano che sin dall’antichità queste calamità hanno caratterizzato la storia della nostra penisola. Non tutti però sanno che le coste italiane nel passato sono state interessate anche da tsunami (anche noti come maremoti), sia di scarsa entità che distruttivi, come evidenziato dallo studio delle fonti storiche, testi scritti da testimoni diretti o cronache che descrivono gli effetti dei maremoti avvenuti nel passato.

La scarsa consapevolezza del rischio maremoto in Italia sta probabilmente nel fatto che gli tsunami, fortunatamente, accadono meno frequentemente dei terremoti, e che l’ultimo tsunami disastroso avvenuto in Italia risale a oltre un secolo fa. Si tratta dello tsunami originato dal catastrofico terremoto di Messina del 1908.

Le fonti bibliografiche testimoniano che pochi minuti dopo la scossa, un maremoto distruttivo si è abbattuto sulle coste della Sicilia orientale e della Calabria, aggiungendo distruzione e morte in un’area già devastata. Nonostante i numerosi tentativi non è stato possibile stimare il numero delle vittime causate dallo tsunami rispetto a quelle causate dal terremoto. In molte località il maremoto si è manifestato con un iniziale ritiro del mare (in alcuni punti fino a circa 200 m) che è durato per alcuni minuti (Baratta, 1909).

Poi il mare si è abbattuto sulla costa con almeno tre grandi onde. In alcune località l'onda più grande è stata la prima, mentre in altre la seconda. Sulla costa orientale della Sicilia lo tsunami è stato molto violento, soprattutto tra Messina e Catania: a S. Alessio l’acqua ha raggiunto la quota massima (runup) di 11,90 metri rispetto al livello del mare. Effetti dello tsunami sono stati osservati anche nelle coste nord della Sicilia, fino a Termini Imerese.

Una situazione analoga si è avuta sulla costa calabrese: a Pellaro, a sud di Reggio Calabria, è stato misurato un runup di 13 m. e gli effetti sono stati osservati anche nella Calabria tirrenica fino a Porto S. Venere. Le onde di tsunami si sono propagate verso sud fino alle coste di Malta causando l’inondazione di strade e negozi e, verso nord, sono state registrate dagli strumenti collocati a Napoli e a Civitavecchia, rispettivamente a oltre 300 e 500km di distanza.

Sebbene eventi così devastanti siano fortunatamente rari, il maremoto del 1908 documenta che anche le coste italiane, specialmente quelle della Calabria e della Sicilia, sono esposte al rischio di grandi maremoti. Più probabili invece, sono gli eventi con minore intensità, ma pur sempre pericolosi per chi si trova vicino alla costa.

La figura mostra la distribuzione geografica degli eventi (terremoti ed eruzioni vulcaniche) che hanno dato origine ai maremoti avvenuti lungo le coste italiane e ben documentati da fonti storiche, in totale dal 79 dopo Cristo ad oggi, sappiamo con certezza che circa 70 eventi di questo tipo hanno interessato le coste italiane.

Tuttavia, soltanto alcuni di questi hanno avuto effetti distruttivi. Gli tsunami italiani, così come in generale nel resto del mondo, sono causati principalmente da terremoti sottomarini o con epicentro in terra molto vicino alla costa. Anche le eruzioni vulcaniche e le frane – talvolta innescate proprio da scosse di terremoto - possono tuttavia generare maremoti.

Di recente, è stato pubblicato il Database delle osservazioni di tsunami in Italia che raccoglie i dati del catalogo citato e permette la loro visualizzazione in varie forme (Maramai et al., 2019).

Nel 2018 infine è stato pubblicato il primo modello probabilistico di pericolosità da tsunami di origine sismica per l’area del Mediterraneo e dell’Atlantico nord-orientale (TSUMAPS-NEAM), frutto di un progetto europeo coordinato dall’INGV, che è descritto qui .