Inondazione_Japan
  STazione MareoGrafica Ponza La stazione mareografica della rete ISPRA collocata nel porto di Ponza

Le conoscenze e le tecnologie attualmente in uso non consentono di sapere in tempo reale e con sufficiente certezza se un terremoto abbia effettivamente generato uno tsunami o meno. L’analisi dei parametri del sisma (magnitudo e momento tensore), che viene effettuata nei primissimi minuti a disposizione per diramare l’allerta, non consente di valutare con precisione l’entità dello spostamento verticale dei blocchi di faglia, e di conseguenza il volume d’acqua spostato, rendendo impossibile valutare all’istante se ci sarà uno tsunami e quanto sarà grande.

L’unico modo per saperlo è il monitoraggio del livello del mare, che consiste nell’analisi in tempo reale dei dati trasmessi dalle reti dei mareografi collocati lungo le coste, che registrano tutte le variazioni nell’altezza dell’acqua, filtrando anche gli effetti dovuti al moto ondoso e alle maree.

Nel Mar Mediterraneo il numero di questi strumenti è aumentato considerevolmente negli ultimi dieci / quindici anni, cioè da quando è stato istituito l’ICG/NEAMTWS (Intergovernmental Coordination Group for the Tsunami Early Warning and Mitigation System in the North-eastern Atlantic, the Mediterranean and connected seas).

Purtroppo, nonostante i miglioramenti, il numero di mareografi non è ancora sufficiente a garantire una tempestiva conferma dell’avvenuto tsunami, soprattutto in alcune aree come le coste del Nord Africa.

Inoltre, nel Mediterraneo, diversamente da quanto avviene in altre aree oceaniche, non sono operative reti di boe DART (Deep-ocean Assessment and Reporting of Tsunamis), collocate in oceano o mare aperto, che consentirebbero di rilevare e misurare il passaggio dell’onda prima dell’arrivo sulla costa.

Il monitoraggio del livello del mare è fondamentale ai fini dell’allertamento e delle decisioni sulle misure di Protezione Civile: quando il CAT-INGV rileva e localizza un terremoto in mare o nei pressi della costa, d’intensità sufficiente a generare uno tsunami, un programma appositamente sviluppato fornisce anche una stima dei tempi d’arrivo teorici dell’eventuale onda di tsunami ai mareografi e alle diverse località costiere, unitamente ai livelli di allerta aspettati.

Questi dati sono inseriti nel messaggio d’allerta, emesso immediatamente dopo aver effettuato le operazioni di rilevamento e stima del terremoto. Il calcolo dei tempi d’arrivo dell’onda considera non solo la distanza dell’epicentro dalle coste, ma anche la morfologia del fondale marino, che influenza la velocità di propagazione dell’onda.

Queste operazioni consentono di individuare anche i mareografi più vicini alla zona in cui si è verificato il terremoto, che possono fornire una prima conferma di avvenuto tsunami e una stima reale di quanto sarà grande.

L’accuratezza e la validità di queste stime dipendono in larga misura dal numero di strumenti disponibili e dalla loro disposizione sulle coste: più fitta è la rete, più brevi saranno i tempi tra la rilevazione del terremoto e la conseguente stima dell’entità dell’evento, e dunque i tempi dell'eventuale conferma o della revoca dell'allerta.

yakutat Il segnale della stazione mareografica di Yakutat (Alaska) dopo il terremoto M7.9 del 23 gennaio 2018