Romano et al. 1Il 4 marzo 2021 sono stati registrati tre forti terremoti. La figura mostra la distribuzione delle ampiezze massime dello tsunami nel campo lontano del terremoto di Raoul Is. (Mw8.1, 2021).

Fry et al. 2

La figura (da Fry et al., 2020) mostra le faglie associate all’attività sismica nel Pacific sud occidentale. I colori indicano il tempo di detezione di uno tsunami generato da un terremoto lungo una di queste faglie usando la rete di boe DART. Il pannello di sinistra mostra i tempi di detezione prima dell’installazione della nuova rete DART della Nuova Zelanda.

Romano et al. 3

La figura mostra la distribuzione della dislocazione cosismica del terremoto di Raoul Is. (Mw8.1, 2021), e b) la distribuzione dello spostamento iniziale del mare associato al terremoto. In particolare, la limitata deformazione del fondo del mare ha avuto come conseguenza un limitato impatto dello tsunami lungo le coste nonostante il terremoto avesse avuto una grande magnitudo.

Il 4 marzo 2021 sono stati registrati - nel giro di poche ore - tre forti terremoti nella zona di subduzione di Tonga-Kermadec, tra la Nuova Zelanda e l’Arcipelago delle isole Tonga, nell’Oceano Pacifico.

Il primo terremoto, di magnitudo 7.3, è avvenuto alle 2:27 del mattino (ora locale) a largo di East Cape, Nuova Zelanda, seguito da un secondo terremoto di magnitudo 7.4 avvenuto alle 6:41 del mattino a largo di Raoul Island, la maggiore delle isole che compongono l’arcipelago delle Kermadec Islands. Alle 8:28 del mattino è stato registrato il sisma più forte della sequenza, magnitudo 8.1, localizzato circa 50 km a est dell’evento delle 06:41.

I tre terremoti hanno generato onde di tsunami che, seppur interessando localmente le coste delle isole limitrofe e la Nuova Zelanda, non hanno causato vittime o danni evidenti alle strutture costiere. 

I ricercatori del Centro Allerta Tsunami INGV, in collaborazione con i ricercatori dell’istituto neozelandese GNS e dell’Università di Napoli Federico II, hanno analizzato i segnali registrati da 7 mareografi e cinque sensori di pressione della nuova rete DART (Deep-ocean Assessment and Reporting of Tsunamis, Fry et al., 2020) neozelandese, installata di recente per migliorare la capacità di detezione rapida degli tsunami nell’oceano Pacifico sud-occidentale. Questa serie di eventi ha permesso di testare per la prima volta la nuova rete di sensori DART, la cui implementazione (per un totale di 12) è previsto termini nel 2022.

Lo studio guidato da Fabrizio Romano (INGV) e recentemente pubblicato dalla rivista scientifica Geophysical Research Letters (LINK ARTICOLO) presenta la ricostruzione della sorgente sismica ottenuta utilizzando i segnali registrati dalla rete DART e dai mareografi

Lo studio ha inoltre evidenziato che questi strumenti, collocati in mare aperto e ad alte profondità, costituiscano un mezzo di misura efficace, precoce e diretta degli tsunami, permettendo di emanare allerte per maremoto molto più precise di quelle diramate a partire dalle sole misurazioni delle onde sismiche. La nuova rete DART, una volta ultimata, permetterà di incrementare notevolmente il tempo disponibile per l’evacuazione della popolazione, riducendo la latenza dell’allerta.