Il 22 Maggio del 1960, al largo della costa Sud del Cile, avvenne il terremoto più forte del XX secolo, M.9,5 (il maggior terremoto strumentalmente rilevato), seguito da un violento tsunami, con onde alte fino a 25 metri (marea esclusa) sulle coste di Isla Mocha, Cile, vicino all’epicentro.

Lo tsunami raggiunse le coste di tutto l’oceano Pacifico.

Giunse alle Hawaii dopo circa 15 ore, con onde superiori ai 10 metri di altezza; in Nuova Zelanda le onde raggiunsero altezze comprese tra i 5 e i 10 metri e, dopo 22 ore circa, lo tsunami lambì le coste del Giappone.

La variazione del livello del mare, causata dallo tsunami, fu registrata anche ai mareografi inglesi, dalle isole Bermuda fino in sud Africa e in Australia rendendo questo, il primo tsunami globale.

La vastità dello tsunami di Valdivia, diede un nuovo impulso agli studi e all’implementazione dei sistemi di allertamento rapido da tsunami. Basti pensare al caso del Giappone dove: nessuno sentì la scossa di terremoto (ci sono oltre 17.000km di oceano tra le due nazioni) e la JMA non diede l’allerta, tuttavia le onde di tsunami generate dal terremoto viaggiarono per molte ore lungo tutto il Pacifico, e il loro arrivo sulle coste giapponesi la mattina successiva, con altezze comprese tra i 3 e 6 metri, colse totalmente di sorpresa gli abitanti, causando danni economici molto ingenti.