lisbona1755

«Vidi a un tratto una grossa trave del soffitto non solo muoversi ma girare verso destra e poi tornare, con un movimento lento e ininterrotto, al suo posto... Non dissi nulla, quasi rallegrato da quel fenomeno. Qualche secondo dopo la scossa si ripetè, e non potei più trattenermi dal gridare: Un' altra, un' altra, gran Dio, ma più forte!. Gli arcieri, spaventati dalla mia empia invocazione, fuggirono atterriti...». 

Gridò così Giacomo Casanova, avventuriero e scrittore veneziano (1725-1798), recluso dal luglio 1755 nel carcere all’interno del Palazzo dei Dogi, chiamato i Piombi, a Venezia, nella speranza che una nuova scossa di terremoto, più forte, aprisse una breccia nelle mura del carcere permettendogli così la fuga. 

Si stima che il terremoto, avvenuto la mattina del 1°novembre 1755, sia avvenuto nell’Oceano Atlantico, alcune decine di chilometri a sud-ovest dalla città di Lisbona, con una magnitudo pari a circa 8.5. Avvertito in gran parte d’Europa, causò danni in un’area di circa 800.000 km2 e distrusse quasi totalmente la città di Lisbona, ove si stima perse la vita tra il 25 e il 30% della popolazione. 

Fu probabilmente il più grande disastro sismico dell’Europa occidentale, che causò la morte di circa 100.000 persone considerando i crolli causati dal terremoto, gli effetti del maremoto e degli incendi che si svilupparono nelle aree urbane (Gutscher et al., 2006).

Non è stato semplice individuare la sorgente sismica del terremoto a causa dell’assenza di strumenti di rilevazione sismica evoluti e della localizzazione dell’epicentro nell’Oceano. 

Il terremoto ha generato un maremoto devastante. Numerosi testi redatti da autori coevi descrivono gli effetti che le onde di maremoto causarono lungo le coste del Portogallo e dell’Africa. La città di Lisbona fu gravemente danneggiata dallo tsunami, che penetrò all’interno della città seguendo dalla foce il corso del fiume Tago. Lo tsunami distrusse gran parte dei paesi costieri dell’Algarve, a sud del Portogallo, causando danni diffusi lungo le coste del nord Africa mentre i suoi effetti furono osservati fino alle propaggini del continente nord americano, nelle isole caraibiche e nei paesi scandinavi.  

Il terremoto di Lisbona alimentò il dibattito filosofico che caratterizzò “l’età dei Lumi” ove, alla fede nell’ottimismo e nel progresso dell’umanità garantito da Dio ed espresso nei saggi di Leibniz e Pope, si contrapponeva un crescente razionalismo, teorizzato da Voltaire e altri filosofi coevi. 

Il filosofo francese, in seguito alla catastrofe prodotta da un evento naturale di tali dimensioni, cambia radicalmente la sua opinione e, nella sua opera: Poema sul disastro di Lisbona, scrive dei suoi dubbi sull'esistenza del male come scelta provvidenziale di Dio e si scaglia contro i filosofi - da lui definiti fallaci - del “Tutto è bene”. Il Poema viene spedito a Rousseau, il quale prende le distanze dalla lettura pessimista di Voltaire, identificando nell’uomo la responsabilità del disastro. Secondo Rousseau gli abitanti di Lisbona avevano offeso la natura e la sua semplicità, costruendo una prospera capitale dove si erano ammassate decine di migliaia di persone che:

«per esempio, la natura non aveva affatto riunito in quel luogo ventimila case di sei o sette piani, e che se gli abitanti di quella città fossero stati distribuiti più equamente sul territorio e alloggiati in edifici di minor imponenza, il disastro sarebbe stato meno violento o, forse, non ci sarebbe stato affatto.»(Rousseau, 1756). 

Ancora oggi la considerazione di Rousseau mantiene intatto il suo valore, come purtroppo dobbiamo constatare dopo ogni forte terremoto che colpisce il nostro paese.

 

Riferimenti bibliografici:

Chester DK. The 1755 Lisbon earthquake. Progress in Physical Geography: Earth and Environment. 2001;25(3):363-383. doi:10.1177/030913330102500304

Maramai A., Graziani L., and Brizuela B. (2019). Italian Tsunami Effects Database (ITED). Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). https://doi.org/10.13127/tsunami/ited.1.0

J.J., Rousseau, Lettera a Voltaire sul disastro di Lisbona, 1756

Tagliapietra, A., (a cura di) (2004) Voltaire, Rousseau, Kant. Sulla catastrofe. L’illuminismo e la filosofia del disastro, Bruno Mondadori, Milano.

Voltaire, Poema sul disastro di Lisbona, 1756