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... Curva PericolositàUna curva di pericolosità: all'aumentare della probabilità diminuisce l'intensità del fenomeno, e viceversa. 

Misure tsunamiLe grandezze che vengono misurate per definire l'intensità degli tsunami 

Tsumaps 1

Tsumaps 2

Esempi di consultazione delle mappe di pericolosità da tsunami realizzate dal progetto TSUMAPS-NEAM. Nell’inquadratura in alto è rappresentata l’intera regione NEAM. Nell’inquadratura in basso si vede un esempio di consultazione di un grafico di pericolosità, in cui le varie curve rappresentano la variabilità del modello di pericolosità nel punto selezionato. In entrambe le viste sono evidenziati gli strumenti che l’utente può utilizzare per modificare le caratteristiche della vista stessa, o per scaricare i dati sul proprio computer.Al progetto TSUMAPS-NEAM, oltre all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) che lo ha coordinato, hanno partecipato i seguenti enti di ricerca, con sede in diversi paesi dell’area NEAM 

Il progetto TSUMAPS-NEAM ha realizzato la prima mappa probabilistica della pericolosità da tsunami per l’intera regione NEAM. Uno strumento indispensabile per la pianificazione degli interventi di mitigazione del rischio. La regione denominata NEAM è definita nell’ambito della suddivisione degli oceani del mondo effettuata dalla Intergovernmental Oceanographic Commission e include l’Oceano Atlantico nordorientale, il Mar Mediterraneo e i mari connessi.

Gli tsunami possono essere generati da terremoti, frane sottomarine, eruzioni vulcaniche, condizioni meteorologiche estreme e perfino dall’impatto di meteoriti. TSUMAPS-NEAM si è occupato degli tsunami generati da terremoti, che sono quelli più frequenti e con il maggior potenziale di distruzione.

Sebbene gli tsunami siano eventi rari, essi possono causare immense distruzioni. Nell’area NEAM si hanno documentazioni storiche dell’accadimento di tsunami anche molto antichi. Un esempio è lo tsunami seguito al terremoto del 365 D.C. generatosi a Creta, che ha prodotto distruzione in varie località del Mediterraneo orientale. Sul lato dell’Oceano Atlantico è ben noto il terremoto seguito da uno tsunami che distrusse Lisbona nel 1755. In Italia si ricorda uno degli eventi più distruttivi di sempre, il terremoto di Messina e Reggio Calabria nel 1908, seguito da uno tsunami.

Per una lista completa degli tsunami si veda il Catalogo degli Tsunami Euro-Mediterranei. In tempi più recenti sono ben noti lo tsunami del 2003 generatosi a Boumerdes, in Algeria, e quello del 2017, generatosi al confine tra Grecia e Turchia, nei pressi di Bodrum e Kos e più recentemente, l’evento di Zante nell’ottobre del 2018. Sebbene si sia trattato di tsunami relativamente “piccoli”, questi eventi ci ricordano l’esistenza di questo pericolo e la necessità di essere preparati ad affrontarlo e a prevenirne gli effetti.

Ma come possiamo stimare e descrivere la pericolosità degli tsunami?

Per rispondere a questa domanda si calcolano innanzitutto le cosiddette curve di pericolosità.

Una curva di pericolosità è la rappresentazione grafica del risultato di un calcolo matematico. La curva rappresenta la probabilità che un certo livello di intensità di un fenomeno possa essere superato in un periodo di tempo determinato, chiamato “tempo di esposizione”. Probabilità e frequenza di accadimento di un evento nel corso del tempo sono legate fra loro cosicché ad ogni valore di probabilità corrisponde un periodo di ritorno medio, ovvero il tempo che mediamente trascorre tra due eventi consecutivi della medesima intensità. La probabilità è un numero compreso tra 0 e 1 ed è spesso espressa in termini di percentuale (da 0 a 100).

La pericolosità può essere rappresentata in una carta geografica mostrando i punti di interesse colorati diversamente in funzione del livello di pericolosità derivato dalle suddette curve. Per fare ciò esistono due metodi alternativi, ma egualmente efficaci, in relazione al tipo di utilizzo che se ne deve fare.

Il primo metodo consiste nello scegliere un certo livello di probabilità (o tempo di ritorno medio) dall’asse verticale e ricavare dalla curva il valore dell’intensità corrispondente sull’asse orizzontale. In questo modo si realizzano le mappe di pericolosità propriamente dette, utilizzate principalmente nelle applicazioni di ingegneria.

Il secondo metodo consiste nello scegliere un livello di intensità dall’asse orizzontale e nel ricavare dalla curva la probabilità corrispondente sull’asse verticale. In questo modo si realizzano le mappe di probabilità che sono maggiormente utili per comunicare la pericolosità al pubblico.

Il valore di intensità del fenomeno può essere misurato in modo diverso in funzione del fenomeno analizzato e dell’uso della mappa che si intende realizzare.

In TSUMAPS-NEAM per il calcolo delle curve di pericolosità sono stati utilizzati i dati provenienti da diversi progetti Europei e loro elaborazioni originali. Tali dati riguardano le informazioni geologiche, i cataloghi dei terremoti, le faglie attive e le zone di subduzione, nonché le informazioni sulle velocità di deformazione della crosta terrestre.

Sulla base di questi dati sono state eseguite milioni di simulazioni numeriche di tsunami ad ognuna delle quali è stata attribuita una probabilità di accadimento.

L’intensità dello tsunami è misurata come “massima altezza di inondazione” (MIH) che indica l’altezza massima della colonna d’acqua al di sopra della superficie del terreno quando l’onda invade la terraferma.

Nelle mappe di pericolosità e probabilità realizzate sono rappresentati oltre 2000 punti di interesse, spaziati mediamente tra loro di 20 chilometri, in modo da ricoprire il più uniformemente possibile tutte le linee di costa della regione NEAM; di questi, 1076 punti si trovano nell’Oceano Atlantico nordorientale, 1130 punti nel Mar Mediterraneo e 137 punti nel Mar Nero.

Considerando la spaziatura dei punti di interesse, questa misura rappresenta necessariamente un valore medio di tutte le massime altezze che l’acqua può raggiungere nell’area che si trova dietro al punto di interesse. Questo significa che localmente la massima altezza può raggiungere anche valori superiori a quelli stimati dal modello di pericolosità.

Le mappe di pericolosità e probabilità sono liberamente accessibili e consultabili nel sito web del progetto attraverso uno strumento interattivo di visualizzazione. Trattandosi di un progetto internazionale, il sito web è interamente in inglese.

L’utente può scegliere di visualizzare una alla volta 30 diverse mappe, ognuna delle quali rappresenta un diverso periodo di ritorno medio, o una diversa massima altezza di inondazione, o un diverso livello dell’incertezza legata a questi valori.

Basta poi cliccare in un punto qualsiasi della mappa per poter vedere il grafico della curva di pericolosità in quel punto.

Al progetto TSUMAPS-NEAM, oltre all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) che lo ha coordinato, hanno partecipato i seguenti enti di ricerca, con sede in diversi paesi dell’area NEAM:

Il progetto TSUMAPS-NEAM è durato 21 mesi, da gennaio 2016 a settembre 2017, ed è stato finanziato dal Dipartimento per gli Aiuti umanitari e la protezione civile dall’Unione Europea.